Archeo N. 10 (116)

Editore: De Agostini - Rizzoli periodici

Roma, ultimo giorno dell'anno 1874. A conclusione di un lungo scavo nella Villa Palombara, viene alla luce la statua che per la mirabile nudità subito riceve la definizione di Venere dell'Esquilino. L'identificazione con Afrodite è stata però più volte discussa, sia per la presenza di attributi confacenti al mondo egizio, sia per il carattere individuale del volto, che non trova rispondenza nella convenzione mitologica. È invece per la via fisionomica che si giunge alla spiegazione delle allegorie ed alla completa interpretazione del monumento. Il volto della pretesa Venere è quello di Cleopatra VII, ultima sovrana dell'Egitto, la statua ci restituisce la visione del più celebre nudo dell'antichità. L'opera è attribuita a Stefano di Pasitele e datata al 47-44 a.C. (Cit. tratta dall'articolo "Cleopatra dell'Esquilino", a cura di Paolo Moreno).

Anche la copertina del numero è dedicata a questo articolo, con una fotografia di Araldo De Luca raffigurante il nudo marmoreo.